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Res cogitans – res estensa: l’integrazione mente e corpo.

“L’uomo non ha un corpo separato dall’anima.

Quello che chiamiamo corpo è la parte dell’anima che si distingue per i suoi cinque sensi”.

William Blake

 

Nella storia il rapporto tra mente e corpo non è sempre stato considerato integrato, tuttavia è innegabile che queste due componenti non siano aspetti distinti e sconnessi tra loro. Il benessere di uno, influenza l’altro e lo stesso vale per il malessere. Alla fine degli anni ’70 venne teorizzato il modello biopsicosociale di malattia da parte di George Engel per provare a rispondere in maniera adeguata allo stato di sofferenza dei pazienti, comprendendo le aree biologiche, psicologiche e sociali, considerandole parte integrante del processo di malattia – guarigione.

Questo approccio offre uno sguardo d’insieme alla malattia, accoglie il fatto che più fattori possano contribuire all’insorgenza e alla guarigione da una malattia e contempla il concetto di peso relativo ovvero si contrappone ad una concezione causa effetto lineare, non suddivide nettamente patologia biologica e psicologica ma accetta che ci siano vari fattori influenti che assumono un peso differente da persona a persona. In sintesi, possiamo dire che tra i fenomeni psichici e somatici possono instaurarsi molteplici relazioni causali, e se ci poniamo da questa prospettiva comprendiamo come sia possibile pensare a qualsiasi malattia all’interno di un unico modello che riconosca l’indispensabilità di fattori sia biologici che psicosociali per la sua comprensione e gestione.

La disciplina che si occupa di indagare le cause e gli effetti della relazione mente – corpo in ambito clinico è la psicosomatica. Non si tratta di una disciplina specialistica ma trasversale che intende far conoscere gli aspetti di integrazione a medici e psicologi e andrebbe considerata come un metodo di lavoro poiché è emerso che questo tipo di approccio risulta più efficace rispetto al classico modello biomedico.

Per comprende maggiormente questo approccio facciamo un esempio concreto: il rapporto tra depressione e malattie cardiovascolari.

Il disturbo depressivo maggiore può aumentare il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari o infarti? Numerosi studi hanno indagato il rapporto tra queste patologie ed è emerso come la depressione sia predittiva rispetto all’insorgenza di patologie cardiovascolari (Rugulies 2002, Wulsin & Singal 2003). Rispetto ai pazienti non depressi, i soggetti senza pregresse patologie cardiovascolari ma con sola depressione maggiore hanno evidenziato un rischio relativo quasi doppio (1,64) di sviluppare una patologia cardiovascolare rispetto a chi non soffriva della patologia psichiatrica. Il rischio aumenta maggiormente nei soggetti infartuati che successivamente hanno sviluppato la depressione, in queste persone aumentava il rischio di nuove patologie cardiache e cresceva di due volte il rischio di mortalità cardiaca. (Whyte e Musland, 2002).

In generale, il disturbo depressivo maggiore è stato individuato come fattore di rischio non solo per la mortalità legata a patologie cardiache ma anche per altre principali cause di morte (Mykletun et al. 2007).

A cosa è dovuto questa correlazione? A meccanismi multifattoriali sia biologici (ipertensione, processi infiammatori…) sia psicologici (stili di vita sregolati, consumo di alcool e fumo…), per questo è importante nella diagnosi e nel piano di cura tenere presente una visione d’insieme del soggetto. Nelle patologie cardiovascolari emerge un paradosso della psicosomatica, poiché circa ¾ di queste patologie sono causate da ipertensione, ipercolesterolemia e stile di vita scorretto. Ricorriamo quindi anche a costrutti psicologici (stile di vita scorretto) per definire la patologia organica, e allo stesso tempo per spiegare il rischio legato allo stile di vita scorretto dobbiamo ricorrere ai meccanismi biologici (ES: fumare porta all’occlusione delle arterie).

Cosa si intende per malattia psicosomatica?

Utilizzando un’accezione ampia, per malattia psicosomatica si fa riferimento all’alterazione del funzionamento sia fisico che psichico di un soggetto. La stessa alterazione può avvenire in seguito a cause fisiche oppure psichiche o per una combinazione di entrambe.

Esistono vari tipi di patologie psicosomatiche, e non va dimenticato che una stessa patologia può avere origine psicologica (MUS- medically unexplained symptoms – sintomi somatici non spiegabili dal punto di vista medico) e biologica in un’altra, ovvero un soggetto può avere un infarto per lo stile di vita scorretto e un altro a causa di una deformazione cardiaca, oppure per entrambi questi elementi integrati.

Sebbene nella credenza popolare la malattia psicosomatica sia frequentemente considerata una malattia immaginaria, in realtà essa è reale e porta un dolore autentico alla persona che ne soffre che va rispettata e supporta nel suo percorso di cura.

 

 

Tania Morelli

Nata a Trento nel 1990, dopo la laurea in Studi Internazionali ha scelto di modificare il proprio percorso e si è avvicinata alla psicologia. Durante un periodo in cui ha vissuto in Germania si è interessata all’integrazione degli italiani nel Paese, argomento della sua tesi di laurea con la quale si è laureata in Psicologia clinica presso l’Università degli Studi di Torino nel 2017. L’interesse per la giurisprudenza l’ha portata a concludere un Master in Psicologia Giuridica presso l’ITAT di Torino e dal 2019 collabora con il Tribunale di Trento come consulente psicologo. Tania è specializzanda in psicoterapia dinamica integrata presso il Centro Psicologia Dinamica di Padova.
Si è avvicinata al mondo delle dipendenze grazie al tirocinio post lauream ed attualmente lavora presso la Comunità Terapeutica la Casa di Giano.

 

 

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