LABORATORIO TEATRALE COMUNITARIO "GIÙ LA MASCHERA"

Il laboratorio teatrale “Giù la maschera” è nato dalla forte volontà di riprendere un cammino laboratoriale di teatro comunitario che tanti frutti aveva portato nel recente passato nell’ambito delle attività terapeutiche del Centro Trentino di Solidarietà. L’attività teatrale, dopo una prima sperimentazione una decina di anni orsono che portò gli utenti della Comunità Progetto Uomo alla partecipazione in qualità di Compagnia dei Bambini Sperduti agli spettacoli “L’isola che non c’è” e “Omaggio a Pinocchio“, virò la propria progettualità, inizialmente incentrata su elementi di psicotecnica e danza evolutiva che permise loro di confrontarsi soprattutto rispetto alle proprie storie di vita, orientandola maggiormente al futuro degli ospiti della comunità piuttosto che al loro passato, pur nella piena consapevolezza di non poter prescindere dall’obiettivo di aiutarli a “ricostruirsi“. Da questi presupposti tra il 2004 e il 2006 gli utenti furono protagonisti dei laboratori che li videro andare in scena con 3 diversi spettacoli: da “Trappola per topi” a “La Tempesta“, a cui seguì proverbialmente “La quiete“. Ora, a distanza di alcuni anni, nei quali vi è stato il definitivo riassestamento delle strutture ospitanti i servizi residenziali offerti da CTS con il trasferimento da San Nicolò di Ravina alla nuova sede operativa di Santa Massenza per l’Accoglienza e la Comunità di recupero dalle dipendenze, da due anni a questa parte si sono volute nuovamente creare le possibilità per poter riattivare una progettualità sperimentata come una fra le più fruttuose che si erano andate strutturando come ottimo complemento alle attività terapeutiche più canoniche previste dai percorsi comunitari del CTS. In particolare si è voluto ripartire proprio dall’accezione comunitaria del laboratorio teatrale, declinata a più livelli. Innanzitutto nel dedicare l’esperienza laboratoriale a tutte le strutture del Centro Trentino di Solidarietà, dalla Comunità Giano di Santa Massenza a Casa Lamar, struttura per l’accoglienza di malati di AIDS che, ospitando concretamente l’attività, prosegue quel percorso di apertura al territorio e lotta al pregiudizio fortemente intrapreso negli ultimi anni. Apertura al territorio che non si concretizza solo nel momento di presentazione dello spettacolo conclusivo alla popolazione in luoghi significativi per i legami instaurati in questi anni dalla città (Teatro San Marco) alla periferia (Teatro di Padergnone per la Valle dei Laghi e la nuova Sala Teatro di Gardolo) uscendo dal contesto comunitario, ma anche aprendo le strutture alla popolazione, in particolare quella giovanile. Ai ragazzi delle scuole superiori e dell’università è stato infatti dedicato in questi ultimi tre anni un percorso di volontariato formativo concepito nei termini di partecipazione attiva al laboratorio teatrale (preparato da incontri propedeutici allo scopo di permettere loro un contatto maggiormente consapevole e responsabile con l’ambiente comunitario e le tematiche della dipendenza e della doppia diagnosi) con lo stimolo ulteriore dato dalla possibilità di apprendere delle tecniche specifiche utilizzabili anche in altri contesti socio-animativi. Altra fondamentale declinazione della comunitarietà del progetto attiene all’imprescindibile lavoro d’equipe tra il regista/educatore teatrale responsabile della conduzione del progetto, gli operatori di struttura e i responsabili terapeutici e organizzativi con i quali si è cercata la massima condivisione per analizzare gli spunti emersi dall’attività laboratoriale, per integrarli con i singoli percorsi riabilitativi. Pur partendo infatti dal versante artistico del processo teatrale come modalità “protetta” che favorisce il mutamento personale, per migliorare sempre più l’efficacia terapeutica del fare teatro, si è puntato a lavorare per il conseguimento di obiettivi gruppali e individuali il più possibile precisi e verificabili, costantemente monitorati e calibrati anche mediante delle equipe in itinere, oltre che all’inizio e al termine di un percorso che ha visto quest’anno il coinvolgimento di ben 16 utenti, 4 operatori e 8 volontari (2 dei quali internazionali).

Alla luce di quanto emerso dalla fase laboratoriale iniziale, centrata su dinamica di gruppo, espressione corporea e vocale, si è deciso di lavorare poi sull’interpretazione di un’opera metateatrale che, seppur ironicamente, richiede agli “ospiti-attori” di discernere precisamente fra il piano della finzione e quello della realtà che vengono più volte giocati nel corso dello spettacolo. Ecco quindi che, sostenuti dalle interpretazioni di operatori e volontari, i protagonisti del percorso comunitario hanno occasione di mettersi alla prova nel difficile compito di lavorare sulla qualità interpretativa per rendere credibili personaggi spesso molto lontani dalle proprie “corde” e dalle proprie consuete modalità d’essere nella vita di tutti i giorni. Ben consapevoli del fatto che, sia nell’opera che vi presentiamo che nella ricostruzione comunitaria del proprio percorso di vita, più che l’attesa salvifica di un colpo di scena, di un “Deus ex-machina” che ritroviamo nel titolo dello spettacolo, in ottica di un positivo futuro post-comunitario contino ben di più i piccoli e costanti sforzi d’impegno quotidiano.

SPETTACOLI

Gli spettacoli finora rappresentati sono:
  • Senza maschera, senza appello;
  • L’isola che non c’è;
  • Omaggio a Pinocchio:
  • Trappola per topi;
  • Sogno di una notte di primavera;
  • Un regalo per te;
  • Deus ex machina;
  • Cena con delitto;
  • Viaggiatori nel blu;
  • Quel mattino a Lampedusa;
  • Bianco+Nero=Variopinto.

MICHELE TORRESANI

Michele Torresani, educatore teatrale specializzato con lode in teatro identitario adolescenziale all’Università degli Studi di Verona, formatore senior con più di dieci anni di esperienza nel settore, conduce in qualità di referente dell’Equipe Teatro della Società Cooperativa Sociale Progetto 92 corsi di aggiornamento per insegnanti, laboratori per scuole superiori, enti territoriali e, in qualità di operatore teatrale nell’ambito del disagio, percorsi teatro-terapeutici in comunità di recupero e per altre realtà cooperative che si occupano di diversa-abilità. Come regista ha curato la messinscena di oltre 100 spettacoli e ha fondato l’Associazione Culturale Teatrale “Compagnia dei Giovani” attiva e premiata a livello nazionale e internazionale, con la mission di valorizzare ragazzi formatisi nei laboratori tenuti negli anni sul territorio provinciale.