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Come difendiamo noi stessi: idealizzazione e svalutazione

“Non può esserci un Dio perché, se ce ne fosse uno, non crederei che non sia io.”
F. Nietzsche
In psicologia un concetto centrale è quello di difesa. Cosa si intende per difesa o meccanismo di difesa? I meccanismi di difesa sono stati introdotti da Freud, il quale paragonava le operazioni difensive che osservava nei suoi pazienti alle manovre tattiche agite dall’esercito. Inizialmente si credeva che il compito del curante fosse quello di far abbassare le difese al paziente, tuttavia esse hanno molte funzioni positive ed operano per l’intero arco della nostra vita.
Perché utilizziamo le difese?
Innanzitutto diciamo che i meccanismi di difesa operano in maniera inconscia nella persona, che le utilizza per evitare o gestire come può qualche sentimento minaccioso o intenso, ma anche per mantenere la propria autostima ad un buon livello. Ognuno di noi preferisce utilizzare delle particolari difese, che sono particolarmente affinate e si sviluppano secondo sequenze prevedibili durante la maturazione del bambino (Cramer).
Esistono due livelli di difese:
  • primitive o immature che riguardano il confine tra Sé (mondo interno) e il mondo esterno, ovvero la persona non percepisce la separatezza e la costanza di ciò che è esterno al Sé.
  • secondarie o mature che riguardano i confini interni (tra Es, Io e Super Io).
Idealizzazione e svalutazione
Idealizzazione e svalutazione sono due dei molti meccanismi di difesa che possono essere attivati dalla persona per proteggersi da qualcosa che ritiene eccessivo da gestire e affrontare, siamo nell’ambito dei meccanismi di difesa primitivi.
L’idealizzazione è quel meccanismo attraverso il quale esaltiamo i valori e le qualità dell’altro, dipendendo dall’altro e non riconoscendo nell’altro alcuna caratteristica negativa. All’opposto, la svalutazione, è la sottovalutazione immotivata di sé o degli altri, dato che le modalità arcaiche di idealizzazione, dal momento in cui si comprende che nulla è perfetto, saranno destinate alla delusione si innesca la svalutazione primitiva.
La formazione della difesa inizia dalla prima infanzia, infatti i bambini molto piccoli hanno delle fantasie primitive di onnipotenza del Sé che vengono gradualmente sostituite da fantasie di onnipotenza della figura di accudimento (i genitori), la quale rappresenta qualcuno di autoritario e autorevole. Il senso di questa operazione è quello di protezione, il bambino ha bisogno di proteggersi dalle sue paure e per farlo ha bisogno della figura di accudimento con la quale si “fonde”. Con la crescita questo “potere” che diamo all’altro va diminuendo, anche se tutti noi ci portiamo per tutta la vita residui del bisogno di dare valore speciale alle persone da cui dipendiamo emotivamente, tuttavia alcune persone sembrano non aver mai modificato questo meccanismo di idealizzazione.

“In ogni narcisista grandioso si nasconde un bambino impacciato e in ogni narcisista depresso e autocritico è latente un’immagine grandiosa”.
Questi due meccanismi di difesa sono quelli privilegiati dalle personalità narcisistiche, nelle quali sono complementari poiché quando si idealizza il Sé, si svalutano gli altri e quando si svaluta il Sé, si idealizzano gli altri.
Nei narcisisti il bisogno di idealizzazione che si sviluppa nella prima infanzia è presente ancora in età adulta, come modalità per controbilanciare le difficoltà interiori di fronte alle difficoltà e sono convinti che ci sia qualcuno di onnipotente e perfetto con in quale cercano di fondersi, come fanno i bambini con i genitori quando hanno paura, per salvarsi. Sono convinti che ci sia sempre qualcuno più perfetto di loro. Questa idea è centrale e quindi cercano di liberarsi dalla vergogna per quelle imperfezioni che vedono in sé e per le quali qualcun altro è migliore.
Il rovescio della medaglia è la svalutazione, alla cui base c’è il pensiero che se nulla è perfetto allora tutte le aspettative sono destinate a crollare, questa idea si rivolge a chiunque, partner, familiari, terapeuta, nessuno è esente. Si passa quindi da essere considerati i migliori per queste persone, ad essere improvvisamente i peggiori.
Attraverso il continuo passaggio tra svalutazione e idealizzazione la persona con personalità narcisista crea continue classificazioni per affrontare ogni questione della sua esistenza, portandolo anche a perdere di vista i reali svantaggi e vantaggi che vengono invece oscurati.
L’individuo con personalità narcisista non avrà quindi una visione tridimensionale della realtà, classificando tutto come perfetto o imperfetto, e le conseguenze si ripercuoteranno anche sulle relazioni interpersonali in maniera negativa, poiché saranno gravate dal peso del giudizio che il narcisista dà ad ogni cosa e persona.

 

 

 

Tania Morelli

Nata a Trento nel 1990, dopo la laurea in Studi Internazionali ha scelto di modificare il proprio percorso e si è avvicinata alla psicologia. Durante un periodo in cui ha vissuto in Germania si è interessata all’integrazione degli italiani nel Paese, argomento della sua tesi di laurea con la quale si è laureata in Psicologia clinica presso l’Università degli Studi di Torino nel 2017. L’interesse per la giurisprudenza l’ha portata a concludere un Master in Psicologia Giuridica presso l’ITAT di Torino e dal 2019 collabora con il Tribunale di Trento come consulente psicologo. Tania è specializzanda in psicoterapia dinamica integrata presso il Centro Psicologia Dinamica di Padova.
Si è avvicinata al mondo delle dipendenze grazie al tirocinio post lauream ed attualmente lavora presso la Comunità Terapeutica la Casa di Giano.

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