Ho conosciuto il Centro Trentino di solidarietà non per mia scelta, ma per condizioni imposte, e le imposizioni non mi sono mai piaciute.
A poco a poco ho capito che dovevo e volevo avere una speranza, un po’ di sicurezza, almeno quello di non essere da sola. Ho conosciuto e mi sono confrontata con persone che avevano e hanno le stesse mie paure, le stesse mie angosce; e so io quante volte tornavo a casa la sera, dopo gli incontri, e mi assalivano i dubbi, timori ed incertezze.
Questo star male comune, questo parlare continuo di problemi più grandi di me, della mia età, della mia cultura, mi ha portata a considerare il problema “droga” ad un livello più vicino, non dico normale, perché sarebbe sottovalutarlo, ma ad accettarlo, come una malattia o quasi, che può essere curato, assieme ad altra gente con idee diverse dalle mie.
In questo modo, sono cresciuta, mi sono arricchita dentro, ho acquisti una mentalità critica, diversa da quella degente di strada, che considera la tossicodipendenze come un tunnel senza uscita.
Ora, dopo mesi, una cosa mi preme dire, non sono più sola, aiuto e mi aiutano, vado avanti conscia del fatto che comunque vada a finire i non sono stata a guardare, non ho subìto, ma mi sono rimboccata le maniche, ho aperto il mio cuore, ed ho imparato a riflettere ed a pensare.