L’arte è terapeutica. Forse gli uomini che 17 500 anni fa dipinsero cavalli, orsi e bisonti sulle pareti delle grotte di Lascaux, in Francia, non ne erano consapevoli, ma di certo lo sperimentavano e lo sentivano in modo intuitivo.

Nel corso dei millenni l’arte, declinata in modi diversi, ha accompagnato ogni civiltà. Gli antichi greci si preoccupavano che tutti i cittadini, compresi gli indigenti, potessero frequentare con regolarità il teatro, il luogo del riso e del pianto, degli istinti violenti e dell’armonia. Ai tempi del Medioevo, sembra che gli Arabi stessero già sperimentando forme strutturate di musicoterapia nei loro manicomi. Solo negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso, tuttavia, alcuni psichiatri inglesi e statunitensi iniziarono a concepire la pratica artistica come terapia individuale vera e propria, destinata ai reduci di guerra traumatizzati accolti negli ospedali psichiatrici.

Arterapia è disegnare, dipingere, scolpire, fotografare, filmare, esibirsi, cantare, suonare. Ma è anche osservare. È andare al museo e trovarsi faccia a faccia con un’opera d’arte, studiarla, esporsi al suo messaggio, immaginare le emozioni e i pensieri dell’artista che l’ha prodotta, riflettere sui propri.

Il Montreal Museum of Fine Arts, in Canada, è stata la prima istituzione al mondo a riconoscere il potenziale curativo di una visita al museo. La sua esperienza ventennale è diventata un punto di riferimento per molte altre realtà del Nord America e dei Paesi scandinavi. Finalmente, nel 2020 anche in Italia sono state avviate le prime iniziative di collaborazione tra musei e strutture sanitarie.

Il Centro Trentino di Solidarietà lavora da tempo per avvicinare l’arte ai pazienti delle proprie comunità. Nel 2021, nonostante le chiusure forzate e le restrizioni, alcuni ospiti di Casa di Giano hanno trascorse delle piacevoli domeniche al Palazzo delle Albere, al Castello del Buonconsiglio e al Mart di Rovereto. Alla ricerca di spunti per mettersi all’opera o per riflettere insieme.

 

 

 

 

 

Viola Ducati

Viola è volontaria del Servizio Civile Universale.

Ha 25 anni, una laurea magistrale in filosofia e molta voglia di darsi da fare.

Le piacciono i boschi, le albe, gli incontri inaspettati.

 

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