Quando si parla di dipendenze non ci si limita solamente a quelle da sostanze ma il panorama si è ampliato facendo acquisire al termine dipendenza un significato di più ampio respiro, nel quale si possono inserire tutte quelle tipologie non legate principalmente ad una sostanza d’uso, quindi la dipendenza da gioco (GAP), da sesso e non per ultima la dipendenza affettiva.

La dipendenza affettiva fa parte di quella gamma di dipendenze “nuove”, quelle in cui non c’è una sostanza ma un comportamento a creare dipendenza. Questo tipo di dipendenza non la troveremo annoverata tra i vari disturbi inseriti nel DSM V, tuttavia si tratta di una patologia reale che crea notevole disagio alla persona che ne è vittima e a chi le sta attorno.

Cosa intendiamo per dipendenza affettiva? 

Parliamo di una modalità disfunzionale e patologica di vivere le relazioni, un timore nell’affrontare la solitudine e la ricerca costante di vicinanza ad un altro riconosciuto come significativo. Siamo nella dipendenza quando una relazione affettiva non è più bilanciata in un equilibrato meccanismo di dare e ricevere ma si trasforma in un legame soffocante o in una “dolorosa ossessione”.  Nonostante tale patologia non sia presente nel DSM V, Reynaud e il suo gruppo nel 2010, partendo da un’analogia alla dipendenza da sostanze, ha proposto dei criteri diagnostici per la love addiction (Reynaud 2010). 

La love addiction è un modello disadattivo di relazione d’amore che porta a deterioramento o angoscia clinicamente significativa.

Ad esso associa dei sintomi:

  1. Sindrome di astinenza in assenza del partner, con conseguente sofferenza e bisogno compulsivo dell’altro
  2. Notevole quantità di tempo investita in queste relazioni o nel pensiero delle stesse
  3. Disinvestimento nella attività sociali, professionali e di svago
  4. Costante desiderio o sforzi infruttuosi di ridurre o controllare la relazione
  5. Ricerca della relazione nonostante le problematiche ad essa conseguenti
  6. Difficoltà di attaccamento, con la presenza di uno dei seguenti sintomi
    1. Ripetute relazioni amorose esaltate, senza periodi di attaccamento durevole.
    2. Ripetute relazioni amorose dolorose, caratterizzate da attaccamento insicuro.

Esistono dei tratti di personalità tipici di un dipendente affettivo, che si possono ricondurre ad un senso di inadeguatezza e bassa autostima, il terrore di essere rifiutato e abbandonato anche in conseguenza ed esperienze affettive negative nell’infanzia con i caregivers di riferimento, motivo per il quale la persona dipendente tenderebbe a sopravvalutare l’altro (idealizzazione). Un legame molto forte è con lo stile di attaccamento, sovente queste persone avranno sperimentato un tipo di attaccamento insicuro (evitate, dipendente o disorganizzato). La persona inoltre avrà la tendenza a colpevolizzarsi e a sacrificarsi per l’altro, cercherà sempre di compiacere l’altro, avendo anche difficoltà a prendere decisioni in autonomia andando a cercare il parere dell’amato. Non da ultimo, la persona dipendente emotivamente ha probabilmente difficoltà a restare da sola e cerca di fuggire ai momenti in solitudine.

La dipendenza affettiva è molto dolorosa per la persona che ne soffre, può accadere che a fronte di rifiuti del partner il dipendente provi un livello di rabbia tale da portarlo a chiudere con l’altro ma non ci riuscirà perché avrà i sintomi astinenziali, come accade per le sostanze.

Nonostante, a causa della mancanza di chiarezza nei criteri diagnostici, non ci sia una stima certa della diffusione del fenomeno nella società, ci preme ricordare che la dipendenza affettiva non riguarda solamente il genere femminile, anche gli uomini possono soffrire di questa patologia sebbene sia manifestata dai due generi in maniera differente (Sussman, 2010).

Eros e Thanatos, gli dei contrapposti e compresenti 

Le figure di Eros e Thanatos derivano dalla mitologia greca, nella quale si narra che Eros, come tutti ben sappiamo è il dio dell’amore, mentre Thanatos veniva descritto come un dio con cuore di ferro e gli organi interni di bronzo. Queste due figure sono completamente contrapposte, come vita e morte, i poli opposti del meccanismo che regola l’esistenza. Eros crea, unisce, avvicina mentre Thanatos separa e distrugge, come Vita e Morte.

Freud postula che l’uomo è sempre alla ricerca del piacere e dell’appagamento dei suoi desideri tuttavia questo si scontra con la realtà e con le costrizioni, morali e sociali, che ne impediscono il completo soddisfacimento (pulsione di vita – Eros), di conseguenza i desideri sono frustrati. Le tensioni che ne conseguono tuttavia sono compensate dalla pulsione di morte, individuata in Thanatos, che prevede il ritorno ad uno stato inorganico dove la tensione cessa di esistere. Da questa lettura si comprende come Thanatos non sia più in accezione negativa, ma la pulsione di morte che permette la gratificazione della pulsione di vita; senza la pulsione di morte che mette fine alle tensioni l’amore sarebbe quindi destinato a rimanere perennemente insoddisfatto, come accadrebbe finché siamo vivi.

Tania Morelli

Nata a Trento nel 1990, dopo la laurea in Studi Internazionali ha scelto di modificare il proprio percorso e si è avvicinata alla psicologia. Durante un periodo in cui ha vissuto in Germania si è interessata all’integrazione degli italiani nel Paese, argomento della sua tesi di laurea con la quale si è laureata in Psicologia clinica presso l’Università degli Studi di Torino nel 2017. L’interesse per la giurisprudenza l’ha portata a concludere un Master in Psicologia Giuridica presso l’ITAT di Torino e dal 2019 collabora con il Tribunale di Trento come consulente psicologo. Tania è specializzanda in psicoterapia dinamica integrata presso il Centro Psicologia Dinamica di Padova.
Si è avvicinata al mondo delle dipendenze grazie al tirocinio post lauream ed attualmente lavora presso la Comunità Terapeutica la Casa di Giano ed è referente del Centro ascolto per Trento e la Valle dei Laghi.
Addiction, Love addiction

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