di Oreste Mattedi
La mia collaborazione come volontario a Casa di Giano è iniziata qualche anno fa; in realtà non ho competenze specifiche nell’ambito delle problematiche legate alle dipendenze, ma sentivo la voglia e la necessità di fare qualcosa di concreto. Proprio per questo ho messo a disposizione quella che per me è una grande passione: l’andare in montagna.
Dopo un percorso di avvicinamento finalizzato allo svolgimento di attività di volontariato presso le strutture del Centro Trentino di Solidarietà, ho pensato che avrei potuto mettermi in gioco proponendo, oltre che le mie (minime) competenze, anche e soprattutto le mie passioni. L’idea è stata quella di organizzare delle semplici camminate in montagna. Casa di Giano si trova sulle pendici della Paganella; non occorrono grandi spostamenti. Con pochi chilometri riusciamo a trovare percorsi suggestivi e paesaggi accattivanti.
Abbiamo raggiunto, sempre su sentieri semplici e alla portata di tutti, molti rifugi come il rifugio Tucket in Brenta o il rifugio Segantini nel gruppo della Presenella. E sempre abbiamo letto negli occhi dei ragazzi lo stupore e l’entusiasmo per le mete che man mano conquistavamo. Nelle nostre uscite non sono solo: mi accompagna sempre mia moglie Maria Cristina, anche lei spinta dalle mie stesse motivazioni ma come me alle prime armi in questo genere di volontariato.
Devo ammettere che all’inizio eravamo molto preoccupati: non avevamo mai avuto a che fare con persone con problematiche legate alle dipendenze e dunque avevamo il timore di compiere scelte o decisioni inadeguate in un eventuale momento di crisi. Siamo rimasti molto stupiti. In tutte le uscite non sono mai nati problemi. Anzi, devo ammette che i comportamenti dei ragazzi sono sempre stati molto corretti. E abbiamo visto da parte loro molto entusiasmo e soddisfazione; e anche la volontà di ripetere queste esperienze camminando su nuovi sentieri e raggiungendo nuove montagne.
Naturalmente qualche piccolo intoppo c’è stato: una delle prime uscite (e da questo si può notare la nostra inesperienza) abbiamo dimenticato in comunità la terapia psico-farmacologica di un ospite. Non sapevamo cosa fare; eravamo molto preoccupati ma il ragazzo ha voluto continuare e ha camminato con noi per tutto il giorno. Naturalmente l’ho tenuto sempre sotto controllo; la giornata è passata tranquillamente senza nessuna crisi. È proprio vero: camminare in mezzo alla natura porta gratificazione.
Purtroppo il Covid ci ha messo lo zampino e le misure di contenimento dell’epidemia ci hanno obbligato ad interrompere in più occasioni le nostre uscite; ma abbiamo sempre cercato di riprende l’attività; e presto ritorneremo a camminare tra le nostre montagne assieme ai ragazzi ospiti della comunità tenendo presente che ogni domenica è buona.

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