“Ci sono momenti di solitudine che cadono all’improvviso come una maledizione, nel bel mezzo di una giornata.
Sono i momenti in cui l’anima non vibra più”.
Alda Merini
Nell’anno che stiamo vivendo una delle sfide che una larga fetta della popolazione ha dovuto affrontare è stata quella della solitudine. La solitudine ha colpito indistintamente tutte le fasce della popolazione, a partire dai bambini separati dai loro compagni di giochi a scuola fino agli anziani, deprivati dell’affetto e della compagnia delle figure di riferimento.

Solitudine e bisogno di affiliazione

Per definizione l’uomo è un animale sociale, per sopravvivere ha bisogno di interagire con le altre personale, ci si riferisce al bisogno di affiliazione ovvero al bisogno di creare relazioni interpersonali a partire dalla nostra nascita con l’attaccamento verso il caregiver. Le relazioni ci permettono di crescere ed evolvere, oltre che stare bene nella società. La solitudine, al contrario è la sensazione di essere solo, è un fenomeno soggettivo, la persona percepisce di non poter ricevere supporto, affetto o aiuto e questa sensazione può portare a sperimentare svariate emozioni negative, come la rabbia per l’ingiustizia che si è convinti di vivere o la paura per l’abbandono da parte dell’altro.

Qualità, non quantità

È importante sottolineare come la solitudine non sia determinata dall’essere soli fisicamente (isolamento sociale), una persona che vive da sola può sentirsi meno sola di chi vive con un coniuge distante emotivamente.
La nostra solitudine inoltre non varia in base alla quantità di relazioni che intessiamo, si potrebbe pensare che chi più ha relazioni e meno si senta solo, al contrario la solitudine si basa sulla qualità percepita delle nostre relazioni, la persona cerca una risposta ai suoi bisogni. Possiamo sentirci soli anche se siamo circondati di persone pronte ad aiutarci e sostenerci, ma se sentiamo il bisogno di avere una relazione amorosa più intima con qualcuno in particolare ci sentiremo comunque soli perché il nostro bisogno non è appagato.

Solitudine e salute

Avere relazioni significative, importante e corrispondenti ai nostri bisogni ci permette di vivere una vita felice e appagante. In presenza di stati di solitudine cronici ci sono effetti negativi anche sulla nostra salute fisica, gli esiti più gravi vanno dalla depressione clinica, pensieri autolesivi e autosoppressivi fino ai disturbi del sonno.
La solitudine innalza i nostri livelli di stress, altera il sistema immunitario e fa diminuire le nostre facoltà mentali rendendo più difficile prendere decisioni, mantenere l’attenzione e peggiora la nostra capacità di giudizio.

Crea opportunità di connessione sociale

Una possibile strada per uscire dal tunnel della solitudine è quello di provare a creare nuove opportunità di connessione sociale, attraverso la partecipazione ad eventi sociali, fare un viaggio organizzato, entrare a far parte di un gruppo sportivo. Per riuscire in questo primo passo è meglio darsi degli scopi ulteriori al mero “far parte di”, possiamo partecipare ad un evento sociale per scrivere un articolo in merito, andare a fare un viaggio organizzato per fare delle fotografie oppure associarsi ad un gruppo sportivo per prepararsi per una competizione.
Perché è importante darsi un obiettivo ulteriore? Perché gli altri non ci vedranno come persone sole ma come appassionati ad un hobby/sport, inoltre ci aiuta a ridurre la nostra insicurezza perché l’attenzione è posta sul compito che vogliamo portare a termine.
Un altro metodo molto efficace per ridurre la solitudine è quello di fare volontariato, poiché aiutare gli altri oltre a ridurre la solitudine, aumenta l’autostima, ci fa sentire più desiderabili e aiuta a gestire l’insicurezza perché il focus della nostra attenzione è sull’altro e non su di noi e sull’autogiudizio.
In questo momento in cui l’isolamento sociale ci viene richiesto per contingenze fuori dal nostro controllo, possiamo utilizzare internet per creare nuovi legami, esistono apposite piattaforme dove poter conoscere nuove persone oppure gruppi sui social dedicati a particolari hobby, sport o passioni.

 

Tania Morelli

Nata a Trento nel 1990, dopo la laurea in Studi Internazionali ha scelto di modificare il proprio percorso e si è avvicinata alla psicologia. Durante un periodo in cui ha vissuto in Germania si è interessata all’integrazione degli italiani nel Paese, argomento della sua tesi di laurea con la quale si è laureata in Psicologia clinica presso l’Università degli Studi di Torino nel 2017. L’interesse per la giurisprudenza l’ha portata a concludere un Master in Psicologia Giuridica presso l’ITAT di Torino e dal 2019 collabora con il Tribunale di Trento come consulente psicologo. Tania è specializzanda in psicoterapia dinamica integrata presso il Centro Psicologia Dinamica di Padova.
Si è avvicinata al mondo delle dipendenze grazie al tirocinio post lauream ed attualmente lavora presso la Comunità Terapeutica la Casa di Giano.

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