“Ho deciso di essere felice perché fa bene alla mia salute”

(Voltaire)

 

Nell’articolo di questa settimana si parlerà di salute e benessere utilizzando la prospettiva della psicologia positiva.

 

Fino alla metà del ‘900 il modello biomedico era quello dominante nella definizione di salute e malattia, aspetti che si escludevano a vicenda tanto che la salute era considerata come  mera assenza di malattia.

Nel 1946 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dà una definizione di salute che rivoluzionerà il modo di vedere questa condizione: la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non mera assenza di malattia e infermità (1946).

Considerare la salute contemplando tutte queste sfaccettature, significa prendere in considerazione il versante positivo della salute, concentrarsi sul benessere e sulla prevenzione piuttosto che sulla cura della malattia già in atto. Non dobbiamo però pensare a salute e malattia come due poli opposti, ma come elementi di continuum, sul quale questi stati possono anche essere compresenti, lo stesso ragionamento vale se parliamo della salute mentale.

Una delle teorie di maggior successo riguardanti il benessere psicologico è quella sviluppata da Carol Ryff (1989). La teoria del benessere psicologico ha avuto origine nel Movimento di Salute Mentale che si è sviluppato negli Stati Uniti alla fine degli anni Cinquanta. La visione della figura più importante del movimento, Maria Jahoda, era che identificare la salute mentale con l’assenza del disturbo psichiatrico non fosse molto utile, poiché stimava che, all’epoca, circa la metà della popolazione adulta non sviluppava patologie mentali gravi e l’assenza di disturbo non assicurava la salute mentale. Carol Ryff ampliò questi concetti sviluppando la Teoria del benessere psicologico. L’autore considera salute e malattia come correlate tra loro, ma non estremi di un continuum poiché assenza di malattia non equivale necessariamente a presenza di salute mentale.

Ryff individua sei dimensioni che concorrono a definire quando stiamo bene:

  1. Accettazione positiva di Sé, significa possedere un atteggiamento positivo verso se stessi riconoscere e accettare i diversi aspetti di sé, buoni e cattivi, e avere un atteggiamento positivo verso il proprio passato
  2. Relazioni sociali positive, ovvero avere relazioni sociali calorose e soddisfacenti, basate sulla fiducia, ciò implica anche preoccuparsi per gli altri ed essere empatici;
  3. Orientamento alla crescita personale, cioè la disponibilità ad intraprendere un continuo processo di crescita personale, essere aperti a nuove esperienze, realizzare le proprie potenzialità e modificare i modi che riflettono maggiore conoscenza di sé ed efficacia;
  4. Avere propositi di vita, ovvero avere degli obiettivi e un senso di direzionalità, compresi valori e credenze che danno uno scopo alla propria vita;
  5. Avere padronanza dell’ambiente, indica l’avere un senso di padronanza e competenze nel gestire l’ambiente, controllando una vasta gamma di attività esterne e cogliere e saper far fruttare le opportunità che si presentano;
  6. Essere autonomi e indipendenti e puntare all’autodeterminazione, non essere influenzati dall’esterno e avere un pensiero proprio, regolare i comportamenti dall’interno e fare una valutazione di sé in base a standard personali.

Come possiamo prenderci cura della nostra salute?

Nel Ventesimo secolo, nei paesi industrializzati, si è assistito ad una transizione epidemiologica, ovvero sono andate via via riducendosi le malattie infettive che rappresentavano la maggiore causa di morte, per lasciare spazio a malattie croniche e degenerative rappresentative delle principali cause di morte negli anni più recenti.

Nell’ambito della psicologia della salute è stato condotto, a partire dagli anni Sessanta, uno studio longitudinale nella Contea di Alameda in California per rilevare lo stile di vita, lo stato di salute e mortalità dei partecipanti.

Sono stati individuate delle abitudini salutari correlate a maggiore benessere della persona:

  • Non aver mai fumato
  • Bere alcolici con moderazione
  • Dormire 7 – 8 ore per notte
  • Fare esercizio fisico
  • Mantenere il peso forma ideale in rapporto all’altezza
  • Evitare di mangiare cibi fuori pasto
  • Fare colazione regolarmente.

Dalla ricerca è emerso un rapporto di proporzionalità tra abitudini salutari e sopravvivenza e di mantenimento delle pratiche, sia salutari che dannose, nel corso degli anni.

Punto nodale è il ruolo dell’individuo nell’influenzare il proprio stato di salute, diventando parte attiva del processo di prevenzione, cura e mantenimento del proprio stato di salute mentale e fisica.

Carol Ryff

Accademica e psicologa statunitense, famosa per i suoi studi sulla psicologia del benessere e la resilienza. E’ professoressa di psicologia all’Università del Wisconsin – Madison.

 

 

Tania Morelli

Nata a Trento nel 1990, dopo la laurea in Studi Internazionali ha scelto di modificare il proprio percorso e si è avvicinata alla psicologia. Durante un periodo in cui ha vissuto in Germania si è interessata all’integrazione degli italiani nel Paese, argomento della sua tesi di laurea con la quale si è laureata in Psicologia clinica presso l’Università degli Studi di Torino nel 2017. L’interesse per la giurisprudenza l’ha portata a concludere un Master in Psicologia Giuridica presso l’ITAT di Torino e dal 2019 collabora con il Tribunale di Trento come consulente psicologo. Tania è specializzanda in psicoterapia dinamica integrata presso il Centro Psicologia Dinamica di Padova.

Si è avvicinata al mondo delle dipendenze grazie al tirocinio post lauream ed attualmente lavora presso la Comunità Terapeutica la Casa di Giano.

 

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